La costituente liberaldemocratica/Gli articoli degli amici Memmo e Tartaglia Quella strada che l’Edera deve intraprendere di Saverio Collura Le due ultime settimane hanno rappresentato un momento di particolare interesse per il Pri (e per il suo progetto politico) con le riflessioni che si sono concretizzate nella prima riunione della commissione per la costituente, con alcuni articoli sulla "Voce Repubblicana" e con il dibattito registrato nella riunione della Direzione nazionale del 3 febbraio scorso. Parto dalla direzione nazionale e dal documento finale approvato all’unanimità, che conferma la decisione di dar vita alla costituente in tempi brevi (io direi ragionevoli): sembrerebbe un’affermazione prevedibile, anzi scontata. Il dibattito, molto articolato e ricco di contenuti, ha evidenziato, una preoccupazione (riserva?) espressa da due amici circa la possibilità che il progetto, a causa dei tempi ristretti a disposizione, possa pervenire a conclusioni politiche ed operative in sintonia ed in sincronismo con l’appuntamento elettorale nazionale delle 2013; essi ritengono che il Pri ed il segretario nazionale debbano concentrare da subito il proprio impegno nella ricerca di un accordo elettorale (con chi?) che possa consentire l’acquisizione di alcune presenze, anche se ovviamente limitatissime, nel prossimo Parlamento, rinviando (se ho capito bene) a data da destinarsi l’obiettivo della costituente del Polo repubblicano liberaldemocratico. Comprendo e non sottovaluto la preoccupazione insita nella posizione espressa dai due amici, ma considero la soluzione prospettata, soprattutto per la crisi irreversibile che attualmente attraversano i due più grandi partiti dello schieramento nazionale, non percorribile dal Pri, partito che per storia, cultura e tradizione si è sempre caratterizzato come soggetto attivo e propositivo nello scacchiere politico italiano. A distanza di pochi giorni l’uno dall’altro, la "Voce Repubblicana" ha ospitato due articoli, rispettivamente di Daniela Memmo (28 gennaio) e Giancarlo Tartaglia (1° febbraio) che affrontavano, entrambi, alcuni aspetti estremamente significativi per le prospettive della costituente. Daniela Memmo ne dà una lettura totalmente positiva (ovviamente io sono d’accordo) che si racchiude nelle considerazioni che di seguito riprendo: "il Pri ha avviato il progetto della costituente liberaldemocratica con l’obiettivo dichiarato di discutere, con un approccio laico, aggiornare tutti i pilastri sui quali la politica alta deve fondare una nuova società civile". E continua con altre interessanti considerazioni che io ho molto apprezzato. Giancarlo Tartaglia ci sottopone tre riflessioni, delineando un possibile pericolo di credibilità della nostra iniziativa, dopo due anni di "Go and Stop" sino a quest’ultima partenza (forse quella buona). Io penso che la credibilità e la riuscita del progetto risiedano nella capacità, nella convinzione e nell’impegno che ciascuno degli iscritti e simpatizzanti repubblicani saprà e vorrà dispiegare nell’impresa, e meno nella pregressa esperienza. Come pure dubito che il problema centrale oggi per il Pri sia quello di dichiarare la propria autonomia dai poli elettorali esistenti ed in particolar modo dal PdL e dal PD, perché io ritengo già acquisita tale esigenza attraverso il deliberato dell’ultimo congresso nazionale, dal quale si evince chiaramente che essa autonomia è condizione necessaria e propedeutica per la realizzazione del progetto stesso. Attardarsi ancora su tale questione potrebbe, anche involontariamente, rallentare lo svolgimento delle iniziative in atto. Anche la difficoltà politica che può incontrare, nel nostro Paese, l’affermarsi di una proposta liberaldemocratica non penso debba essere analizzata con un approccio convenzionale e stereotipato, che risente di una situazione propria degli anni della guerra fredda e quindi della concezione manichea della politica nazionale, che tendeva a radicalizzare e a semplificare l’approccio dell’elettore alle proposte politiche in essere. D’altra parte la crisi dei modelli di governo che in questi ultimi 25 anni hanno avuto la responsabilità della guida e della gestione dell’Italia richiede nuovi scenari alternativi, se si vuole evitare che quasi il 50% degli elettori nazionali disertino le urne, con grave nocumento per la democrazia. In quest’ottica merita attenzione quanto recentemente scriveva Eugenio Scalfari: "Esiste tuttavia un problema politico che riguarda i partiti e la loro innegabile crisi. I partiti di fatto non esistono più. Esistono soltanto sparuti gruppi dirigenti e autoreferenti, che hanno perso ogni contatto con il territorio e con gli elettori; mentre i compiti che si prospettano nella prossima legislatura saranno non meno impegnativi di quelli che il governo Monti si è addossato." Ecco perché ritengo che l’approccio indicato dall’amica Memmo, che lancia subito l’intelletto, la ragione ed il cuore oltre l’ostacolo, sia la strada da seguire; d’altra parte anche Tartaglia conclude dicendo: "ciò non toglie che questa (il progetto repubblicano della costituente) sia la strada da intraprendere". |